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blog "e": L'economia è cura, solo la realtà appare diversa

14.01.2023

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Questo post è apparso originariamente su “and” il tandem generazionale online: https://www.generationentandem.ch/about/ueber-und/

“e”blog: L’economia è cura, solo che la realtà sembra diversa

Cosa vi viene in mente quando sentite la parola economia? Di mercato, commercio, merci, denaro, profitto? Di una parte molto importante del funzionamento della nostra società, di uno dei suoi fondamenti? Che cosa significa in questo contesto l’affermazione: Economy is Care? Barbara Wasser ha esplorato queste domande in preparazione del Forum delle Generazioni “Lavoro non retribuito – Chi se ne frega” il 25 e 26 gennaio.

 

Testo: Barbara Wasser

Molti libri di testo di economia affermano nell’introduzione: “È compito dell’economia studiare come i mezzi per soddisfare i bisogni umani siano prodotti, distribuiti, utilizzati o consumati nel modo più sensato” (1)

Sembra una cosa buona e adatta alla vita.

ABER: È così che funziona l’economia? Si preoccupa che tutti abbiano il necessario per vivere? Che la coesistenza delle persone e di tutti gli esseri viventi sul nostro pianeta abbia successo?

In realtà, e purtroppo, la situazione è diversa: al centro ci sono la domanda e l’offerta, il profitto e la crescita costante, senza tener conto delle perdite. L’economia ha perso di vista le basi della sua attività, ha dimenticato su cosa si fonda: da un lato, su una natura intatta e, dall’altro, su una società che si prende cura di chi ha bisogno di cure.

Nell’economia di oggi, dov’è l’attenzione per la vita umana, per l’educazione dei bambini, per la cura degli anziani e dei deboli? E dov’è il riconoscimento di tutto il lavoro non retribuito?

In inglese, prendersi cura di sé e degli altri si chiama “care”, che significa anche: mi prendo cura.

Gestire in una prospettiva di cura significa “un modo fondamentalmente diverso di vedere le cose, un cambio di prospettiva che si concentra su ciò che è primario (…): la soddisfazione dei bisogni fondamentali delle persone e una buona sopravvivenza per tutti” (2)

Dal primo all’ultimo giorno della nostra vita, tutti abbiamo bisogno di aria, acqua, cibo, casa, riparo, significato, appartenenza e molto altro ancora. Ciò richiede un’economia che dovrebbe funzionare in termini di distribuzione equa e appropriata delle risorse disponibili.

Come si può cambiare l’economia attuale in questa direzione? Come può cambiare la prospettiva, allontanandosi dalla massimizzazione del profitto e dallo sfruttamento delle risorse? Come può la “cura” diventare il criterio per l’intera economia? Dove l’economia è già “curata” e come può tornare ad esserlo altrove?

Le domande possono essere utili in questa ricerca, ad esempio la domanda sul significato: ciò che viene prodotto ha effettivamente un senso e un’utilità per la buona sopravvivenza di tutti? Di cosa abbiamo veramente bisogno? Il cambiamento di prospettiva comprende anche un cambiamento nel modo in cui ci rapportiamo gli uni con gli altri: più cooperazione invece di competizione, più pensare e agire insieme. Si tratta di prendersi cura di se stessi, degli altri e del mondo.

L’evento “Lavoro non retribuito – Chi se ne frega” invita a esplorare cos’altro potrebbe e dovrebbe essere l’economia.

 

Fonti:

(1) Ashauer,Günter; Grundwissen Wirtschaft, Klett,Stuttgart 1973,5
(2) Doris Strahm, FAMA settembre 1997

Forum delle Generazioni “Lavoro non retribuito – A chi interessa?”

Il primo Forum delle generazioni dell’anno si terrà il 25 e 26 gennaio.
L’argomento: “Lavoro non retribuito – Chi se ne frega?”

Discussione del pannello
Quando: 25 gennaio, ore 19.00
Dove: Municipio di Thun
Ingresso libero, senza registrazione

Laboratorio
Quando: 26 gennaio 19:00
Dove: Municipio di Thun
Ingresso libero, registrazione tramite forum@generationentandem.ch

 

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Contributo di:

Tabea Keller (23)
Studente di scienze sociali ed economiche. Particolarmente interessato alle politiche sociali, alle sfide sociali e alle storie di vita emozionanti.

Fritz Zurflüh (68)
Esperto di questioni organizzative e del personale, dialogatore appassionato del non senso del nostro pensare e del nostro fare.

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